Mistero a Crooked House: le location del film con Glenn Close
Dai castelli dell'Hampshire alle librerie di Londra, fino agli eleganti manieri vittoriani di Hughenden e West Wycombe: ecco come, in Mistero a Crooked House, le ambientazioni sono diventate personaggi a loro stanti.
A periodi alterni il mistery film ritorna prepotentemente sui nostri schermi, continuando di volta in volta a intercettare sia il favore del pubblico che quello del pubblico. La variante più amata del sottogenere è e resta il cosiddetto whodunit che, attraverso una trama fitta e intricata, decine di personaggi sospetti e un’unita di spazio e luogo mette in scena – proprio come una rappresentazione teatrale – un omicidio misterioso e ci mette (quasi sempre) nei panni dell’ispettore incaricato dell’indagine e della risoluzione del caso.
Meglio ancora se, naturalmente, la vicenda è desunta da uno dei romanzi o dei racconti di Agatha Christie, da sempre – e probabilmente per sempre – garanzia di qualità. Nell’ultimo lustro sono stati tre in particolare i film che hanno riacceso l’attenzione su questa intrigante forma di giallo/noir/poliziesco: Assassinio sull’Orient Express (nella nuova veste di Kenneth Branagh), Cena con delitto (non tratto da Christie, e per questo forse ancora più interessante) e Mistero a Crooked House, che porta per la prima volta al cinema il libro È un problema, scritto dalla drammaturga britannica nel 1949.
Mistero a Crooked House: una minacciosa casa “storta”
Un’unità di luogo, dicevamo: Mistero a Crooked House, ambientato nella Londra di fine anni ’50, narra della morte del ricco patriarca Aristides Leonides, deceduto nella magione di famiglia. Si tratta, come dice il nome stesso, di una casa crooked, ovvero “storta”, che allo spettatore (e, prima, al lettore) deve dare l’idea di insicurezza, presagio e imponenza. Quella che vediamo nel film è, nello specifico, Minley Manor, costruita dall’architetto Henry Clutton nel 1860, vicino a Fleet (contea dell’Hampshire): un edificio liberato dall’esercito britannico, che era stato requisito ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Ma la tenuta di famiglia in realtà riunisce anche altre location, per la descrizione degli esterni. Oltre al centro di Londra, coi suoi locali e le sue vie popolate di vita notturna, vediamo soprattutto Tyntesfield, vicino a Bristol, e il Somerset, situato nel sud-ovest del Paese. Tutte ambientazioni funzionali, quasi personaggi a loro stanti che ci introducono degnamente nella asimmetrica costruzione voluta dal padre-padrone Leonides, strutturata come un monumento che potremmo definire persino “funebre”, per seppellire al suo interno figli, nipoti e parenti vari.
Mistero a Crooked House: la stanza è lo specchio dell’anima
È all’interno, tuttavia, che scenografi e production designer hanno compiuto il lavoro più imponente: per iniziare la sua indagine, infatti, il giovane detective Hayward interroga i familiari sospettati all’interno dei loro… appartamenti. Perché Three Gables (il vero nome della “casa sbilenca”) possiede al suo interno singole abitazioni in cui vivono i personaggi. E va da sé che ogni stanza sia lo specchio di chi vi abita: il bianco scuro dell’alloggio di Roger e Clemency, il teatrale soggiorno di Magda (interpretata da una più che convincente e ritrovata Gillian Anderson), la camera fiabesca di Josephine e gli altri spazi privati sono già indizi a loro stanti, che guidano l’ispettore nella risoluzione dell’intrigo.
Anche in questo caso – considerando l’eterogeneità e gli stili totalmente differenti degli ambienti – si tratta di un ardito collage di interni: in depandance solo apparentemente contigue convivono la Maughan Library del King’s College di Londra, la vittoriana Hughenden Manor e il maniero West Wycombe. Un piccolo miracolo compositivo (opera di Simon Bowles) che se da un lato arricchisce il solco tracciato da Agatha Christie, che nel suo romanzo non aveva dato grande importanza ai luoghi quanto piuttosto al tratteggio dei caratteri in gioco, dall’altro mantiene intatto il sottile gioco di veleni, rancori, depistaggi e doppi fondi dell’inarrivabile – e per questo mai cinematograficamente affrontato prima – testo originale di riferimento.
Fonte : cinematographe.it
- Visite: 2474