Elizabeth – The Golden Age dove è stato girato? Le location del film
Elizabeth – The Golden Age, colossal diretto dal regista pakistano Shekhar Kapur, sequel di quell’Elizabeth (1998) che consacrò la stella poi mai più spenta di Cate Blanchett, è stato, al momento della sua distribuzione nel 2007, oggetto di controversia per la manipolazione del vero storico di cui sarebbe responsabile. Secondo molte opinioni autorevoli, tutti i personaggi cattolici (Filippo II, Maria Stuarda, l’ambasciatore spagnolo) sarebbero stati tratteggiati come reazionari ferventi sul ciglio del fanatismo religioso, mentre la regina Elisabetta I, che difende l’Europa protestante e se stessa dagli intrighi mortiferi dei seguaci della Chiesa di Roma, viene canonizzata come sovrana illuminata, prudente, saggia e pietosa che paga con il sacrificio della propria femminilità e dei propri desideri amorosi il totale abbandono e asservimento alle leggi di stato e al suo ruolo di guida suprema del popolo inglese. La questione è, in verità, ben più complessa e il film, anziché scoperchiare l’ideologia elisabettiana, tende, in effetti, ad allinearvisi e a incensarla.
Al di là delle inevitabili polemiche sulle interpretazioni storiche e delle alzate di sopracciglia dei ‘puristi’ o degli esperti in materia, Elizabeth – The Golden Age si dimostra indubbiamente un’opera molto attenta alle ricostruzioni di spazi e ambienti in cui sono avvenuti i principali fatti storici rappresentati. Tuttavia, i luoghi originali sono stati spesso sostituiti da altri, sia per pragmatismo sia per una volontà di comunicazione ideologica. Nella finzione cinematografica, ad esempio, la cattedrale di Westminster diventa l’Escorial, il palazzo che Filippo d’Asburgo, re di Spagna con il nome di Filippo II, fece costruire come residenza e pantheon dei monarchi spagnoli.
Hartfield House, la maestosa villa di campagna che Robert Cecil, I conte di Salisbury, consigliere di Elisabetta e primo ministro del suo successore Giacomo I Stuart, volle edificare nel 1611, si trasforma sul set negli appartamenti privati di Maria Stuarda. La Chiesa Priorale di San Bartolomeo il Grande, la più antica di tutta Londra, risalente al XII secolo e costruita in stile normanno, è stata, invece, utilizzata come location di una delle scene cruciali del film, la decapitazione di Maria Stuarda. L’episodio del sollevamento dell’abito nero da parte di Maria al patibolo, finalizzato a mostrare la sottoveste rossa indossata, è stato riprodotto sulla base di una scrupolosa documentazione storica: il rosso richiama, infatti, a una simbologia precisa, quella del martirio cristiano.
La Cattedrale di Winchester, che risale al 1079 ed è uno degli esempi di monumentalità gotica più imponenti e vistosi dell’intera Europa, è stata trasformata nella Cattedrale di San Paul dove Elisabetta, nel film, arringa veementemente i suoi contro il re spagnolo per spingerli ad imbracciare le armi. Il Saint John’s College di Cambridge, fatto realizzare nel 1511 dalla matriarca Tudor Lady Margaret Beaufort, primo college inglese ad ammettere anche le donne, il più ricco per finanziamenti dell’intero paese e con ben dodici premi Nobel tra coloro che negli anni sono stati suoi alunni, diventa il luogo del primo incontro fra la sovrana e l’oggetto del suo desiderio amoroso, l’avventuriero ed esploratore Sir Walter Raleigh (interpretato da Clive Owen) che, tra l’altro, diede alla Virginia, terra da lui scoperta nel 1585, quel nome proprio in onore di Elisabetta, regina vergine.
La cattedrale di Ely, fondata dalla principessa Eteldreda di Ely nel 673, primo monastero doppio (maschile e femminile) nella storia inglese, sostituisce il Palazzo di Whitehall come residenza della regina. Qui sono state girate anche le scene in cui Elisabetta incontra l’ambasciatore spagnolo e gli dà notizia della morte per decapitazione di Maria. Il ricorso massiccio a cattedrali in luogo di palazzi o altre tipologie di residenze come location del film è, come anticipato, riconducibile a un preciso calcolo drammaturgico: il confronto con la grandiosità espressa da tali imponenti architetture è, infatti, funzionale ad una sottolineatura retorica della fragilità di Elisabetta e dell’immane peso rappresentato dal suo impegno di governo e dalle sfide che, durante il suo lungo regno, si trovò, spesso sola e vulnerabile a sabotaggi interni, a dover fronteggiare.
Fonte: cinematographe.it
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