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Soldi pubblici per il film flop: "Leoni" alla Corte dei conti

13 Marzo 2015

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Esposto di un regista: 800 mila euro da Regione e Ministero, incassi di 89 mila euro

NeriMarcorèPresentaLeoni

Il film “Leoni” si è divorato 800 mila euro di finanziamenti pubblici (700 mila la Regione Veneto, il resto il ministero dei Beni culturali) per portare a casa circa 89 mila euro in un mese di programmazione per un totale in sala di 15.159 presenze. Ben meno di quanto totalizza l’Home Festival in tre giorni di concerti e senza tanto dispendio di fondi pubblici. Il regista Francesco Massaro, che fu aiuto di Pietro Germi sul set di “Signore & Signori”, a fronte di questo magrissimo risultato raccolto dall’opera prima di Pietro Parolin ha inviato una lettera al presidente della Corte dei conti per denunciare la «dissoluzione di denaro pubblico». E aggiunge al telefono da Roma il cineasta padovano (collaboratore di Visconti, Dino Risi ed Eduardo De Filippo): «A fronte del balbettio di un regista che dovrebbe avere almeno il pudore di non citare “Signore & Signori” come fonte di ispirazione».
La lettera è pesantissima sui contenuti del film prodotto da CSC Production (il Centro Sperimentale di Cinematografia di cui Parolin è stato allievo): «Una stanca declinazione di antichi pregiudizi sul Veneto; miseria dell’invenzione che tiene in piedi la trama; un racconto abborracciato; attori, esclusa Piera degli Esposti, dalle prestazioni infime ed offensive, in particolare nel dilettantesco tentativo di scimmiottare la cadenza dialettale veneta». Ma oltre al fatto estetico, Massaro (che ha inviato il suo “je accuse” anche al governatore Luca Zaia, al suo vice Zorzato, alla Treviso Film Commission, e ad altre cariche politiche e pubbliche) mette il dito nella piaga dell’erogazione dei fondi pubblici a favore della cinematografia: «Leoni è soltanto l’ultimo esempio che qualcosa non funziona. Sarebbe bene sapere, per esempio, come e perchè Parolin ha trovato la molto concreta benevolenza di una serie di istituzioni pubbliche che l’hanno finanziato».
Leoni nasce da un bando dell’Assessorato regionale alle politiche sociali e giovanili, all’epoca retto da Remo Sernagiotto “Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili”. Parolin è stato preferito al lavoro di un giovane regista indiano ma trapiantato in Veneto, perchè il film con Marcorè (che ha come partner produttivo primario anche Rai Cinema) è stato letto da una commissione “esterna” all’apparato regionale come veicolo promozionale del territorio veneto. Sul criterio di scelta, aggiunge l’anziano regista: «Ma chi ha deciso che la sceneggiatura del film fosse così bella e degna da essere prodotta con soldi pubblici? Altrimenti vien da pensare che siano stati traditi dal regista. Se ne hanno coraggio mettano la sceneggiatura originaria online e la faremo giudicare da cinque veri professionisti del cinema per vedere se ha sbagliato Parolin a giocare con la cinepresa. Però i buoi sono già scappati dalla stalla e ben poco si può fare per quel milione di euro che poteva andare a beneficio di cittadini veramente bisognosi d’aiuto. Ed ora pare che si apprestino a finanziare un altro film con gli stessi criteri».
Il film “Leoni” si è divorato 800 mila euro di finanziamenti pubblici (700 mila la Regione Veneto, il resto il ministero dei Beni culturali) per portare a casa circa 89 mila euro in un mese di programmazione per un totale in sala di 15.159 presenze. Ben meno di quanto totalizza l’Home Festival in tre giorni di concerti e senza tanto dispendio di fondi pubblici. Il regista Francesco Massaro, che fu aiuto di Pietro Germi sul set di “Signore & Signori”, a fronte di questo magrissimo risultato raccolto dall’opera prima di Pietro Parolin ha inviato una lettera al presidente della Corte dei conti per denunciare la «dissoluzione di denaro pubblico». E aggiunge al telefono da Roma il cineasta padovano (collaboratore di Visconti, Dino Risi ed Eduardo De Filippo): «A fronte del balbettio di un regista che dovrebbe avere almeno il pudore di non citare “Signore & Signori” come fonte di ispirazione».
La lettera è pesantissima sui contenuti del film prodotto da CSC Production (il Centro Sperimentale di Cinematografia di cui Parolin è stato allievo): «Una stanca declinazione di antichi pregiudizi sul Veneto; miseria dell’invenzione che tiene in piedi la trama; un racconto abborracciato; attori, esclusa Piera degli Esposti, dalle prestazioni infime ed offensive, in particolare nel dilettantesco tentativo di scimmiottare la cadenza dialettale veneta». Ma oltre al fatto estetico, Massaro (che ha inviato il suo “je accuse” anche al governatore Luca Zaia, al suo vice Zorzato, alla Treviso Film Commission, e ad altre cariche politiche e pubbliche) mette il dito nella piaga dell’erogazione dei fondi pubblici a favore della cinematografia: «Leoni è soltanto l’ultimo esempio che qualcosa non funziona. Sarebbe bene sapere, per esempio, come e perchè Parolin ha trovato la molto concreta benevolenza di una serie di istituzioni pubbliche che l’hanno finanziato».
Leoni nasce da un bando dell’Assessorato regionale alle politiche sociali e giovanili, all’epoca retto da Remo Sernagiotto “Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili”. Parolin è stato preferito al lavoro di un giovane regista indiano ma trapiantato in Veneto, perchè il film con Marcorè (che ha come partner produttivo primario anche Rai Cinema) è stato letto da una commissione “esterna” all’apparato regionale come veicolo promozionale del territorio veneto. Sul criterio di scelta, aggiunge l’anziano regista: «Ma chi ha deciso che la sceneggiatura del film fosse così bella e degna da essere prodotta con soldi pubblici? Altrimenti vien da pensare che siano stati traditi dal regista. Se ne hanno coraggio mettano la sceneggiatura originaria online e la faremo giudicare da cinque veri professionisti del cinema per vedere se ha sbagliato Parolin a giocare con la cinepresa. Però i buoi sono già scappati dalla stalla e ben poco si può fare per quel milione di euro che poteva andare a beneficio di cittadini veramente bisognosi d’aiuto. Ed ora pare che si apprestino a finanziare un altro film con gli stessi criteri».

 

Fonte: LaTribunaDiTreviso

 


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